La politica ha giustamente occupato le scene in questi ultimi giorni. L’Italia che lavora ha continuato invece ad interrogarsi sui rimedi da applicare alla difficile situazione che stanno vivendo le piccole e medie imprese al fine di dare ravvivare un’economia in perpetua asfissia.
Una boccata d’ossigeno potrebbe venire dal famoso decreto legge 8 aprile 2013, n. 35 che prevede lo sblocco di 40 miliardi di euro per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione. In seguito alla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, il Ministero delle Economie e delle Finanze (MEF) ha recepito il decreto con due circolari riguardanti le istruzioni di carattere operativo.
Arrivano però puntuali i primi disguidi causati dagli stringenti termini temporali. E’ oggi, 29 aprile, una delle prime scadenze per le PA fissate dal calendario del decreto sblocca-pagamenti che consiste nell’obbligo di accreditarsi alla piattaforma elettronica di certificazione dei crediti da parte delle amministrazioni pubbliche che non l’hanno ancora fatto dopo i quattro provvedimenti dell’anno scorso.
Le sanzioni per le PA che non si accreditano entro il 29.04.2013 (responsabilità dirigenziale e disciplinare, nonché 100 euro di taglio allo stipendio per ogni giorno di ritardo) graveranno sui responsabili finanziari nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni, a meno che lo stesso ente territoriale non indichi un’altra figura di riferimento. Nel settore sanitario le disposizioni riguarderanno i direttori generali, i quali dovranno abilitare l’ente alla piattaforma e, successivamente, potranno indicare i dirigenti accreditati per rilasciare le certificazioni.
Superata questa prima scadenza, dal 1° giugno al 15 settembre, occorrerà inviare a tutti i creditori somme e tempi di pagamento (altrimenti scatta la responsabilità dirigenziale) e pagare almeno il 90% di quanto chiesto all’Economia (per chi non lo fa torna il rischio-tagliola di due stipendi).
In un Paese che conosce le lungaggini e gli incagli negli uffici pubblici, che percentuale hanno le imprese di riscuotere i propri crediti?