I provvedimenti che avrebbero dovuto sbloccare la liquidazione dei crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni, tanto celebrati dai governi che li hanno emanati, non devono aver centrato il bersaglio se solo l’11 per cento delle aziende italiane afferma di aver ottenuto ciò che gli spettava.
Come se non bastasse, dopo un anno dall’entrata in vigore della direttiva Ue sui mancati pagamenti (è stata recepita dal Dlgs 192/2012 e impone un limite massimo di 30 giorni, di 60 in casi particolari), praticamente nulla è cambiato.
Il quadro è particolarmente negativo, al punto da aver indotto il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ad annunciare pesanti iniziative contro l’Italia. Se, a breve, le amministrazioni non invertiranno la rotta, il nostro Paese subirà, con ogni probabilità, un avvertimento formale, il primo passo verso l’avvio di una procedura di infrazione, con annesse salatissime multe. Va anche detto che Tajani ha ribadito la necessità di intervenire sul patto di stabilità, applicandolo non più come una formula matematica elaborata da un computer, ma in modo da poter garantire alle imprese quello che spetta loro di diritto.