La riforma Fornero sulle pensioni produrrà un risparmio da 80 miliardi in dieci anni (nel periodo 2012-2021) rispetto alle normative precedenti, tenendo conto dei costi delle salvaguardie. A diffondere questo dato è l’Inps attraverso il Rapporto dell’area attuariale, nel quale viene stimata una notevole contrazione della spesa (oltre un punto di Pil) mentre i risparmi si azzererebbero nel 2045.
Dal rapporto emerge il maggior risparmio che la riforma consente nel breve termine, con il picco negativo per la spesa nel 2019 (poco sopra l’8,6% del Pil). Poi la spesa risale gradualmente, restando comunque inferiore a quella prevista nelle riforme precedenti (con ulteriori risparmi, oltre gli 80 miliardi stimati nel periodo 2012-2021) fino al 2045 quando incrocia e poi supera le curve delle altre riforme in termini di spesa in rapporto al Pil (poco sotto il 10,5%).
Il Rapporto spiega anche che le pensioni di vecchiaia e di anzianità più elevate (fino a otto volte superiori al minimo, almeno 3.963 euro al mese nel 2013) hanno perso circa il 15% negli ultimi 18 anni, a causa dei blocchi sull’adeguamento dei trattamenti all’inflazione, mentre quelle più basse, fino a tre volte il trattamento minimo, non hanno subito penalizzazioni apprezzabili dal meccanismo variabile di rivalutazione delle pensioni.