A lanciare l’allarme è il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, dopo aver calcolato gli effetti economici che la decisone della BCE potrebbe provocare sui bilanci delle aziende italiane.
Nei giorni scorsi, la BCE ha annunciato che per contenere la spinta inflazionistica sull’area dell’euro, innalzerà il TUS (Tasso ufficiale di sconto) all’1,25% (aumento previsto +0,25%). A fronte di un livello di indebitamento delle nostre imprese nei confronti del sistema bancario italiano, pari a 961,4 mld di euro (dato riferito al 31-12-2010), la CGIA ha stimato un incremento degli interessi annui a carico delle aziende, pari a 2,4 mld di euro. A livello di singola impresa, questo aumento del costo del denaro comporterà una spesa annua aggiuntiva di 455 euro.
“Intendiamoci – prosegue Giuseppe Bortolussi – la decisione della BCE di aumentare i tassi di interesse determinerà un incremento del costo del denaro a livello locale sicuramente superiore allo 0,25%. Pertanto, possiamo dire con certezza che il costo aggiuntivo di 2,4 mld di euro è sottostimato. Infine non è nemmeno da escludere che questa operazione penalizzerà in maniera più pesante le piccole imprese delle grandi. Infatti, per un piccolo imprenditore il potere contrattuale nei confronti del sistema bancario è spesso molto modesto. Cosa diversa è quando al tavolo della trattativa con un istituto bancario si siede una grande impresa: questa può contare su un peso politico molto diverso da quello esercitabile, ad esempio, da un artigiano o da un piccolo commerciante”.
A livello territoriale, invece, cosa accadrà ?
Secondo l’elaborazione della CGIA di Mestre, saranno gli imprenditori della Lombardia e del Nordest a pagare il conto più salato. Per i primi, a fronte di un indebitamento complessivo pari a 266,6 mld di euro, ciascuna impresa subirà un aumento dei costi, pari a 809 euro l’anno. Per i secondi, gli incrementi di spesa saranno altrettanto importanti. Per le aziende del Trentino A.A. (debito complessivo pari a 29,2 mld di euro), l’incremento medio annuo dei costi per impresa sarà di 715 euro; per gli emiliano-romagnoli (con una esposizione bancaria di 106,2 mld di €), l’aumento di spesa pro-azienda sarà di 620 €; i veneti, infine, a fronte di un debito complessivo con il sistema bancario pari a 104,2 mld di €, pagheranno 570 euro pro-azienda in più all’anno.

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