L’Istat rivede le proprie stime preliminari al ribasso. Secondo l’istituto di statistica, la variazione congiunturale del Pil si attesterà, nel secondo trimestre dell’anno, tra il -0,1 e il +0,3 per cento. In un primo momento, era stata prevista una crescita compresa tra lo 0,1 e lo 0,4 per cento. Nella peggiore delle ipotesi, quindi, rischiamo di tornare in territorio negativo. Ciò significa, quindi, che la recessione non è ancora scongiurata, mentre la ripresa, se ci sarà, avrà valori pressoché insignificanti. A questo, si aggiunge il perdurare dell’inflazione a livelli vicini agli andamenti deflazionistici. Secondo le ultime rilevazioni dell’Istituto di statistica, l’aumento dei prezzi si è attestato sullo 0,3 per cento, record storico negativo dal 2008.
Nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, l’Istat fa presente, tra le altre cose, che benché nel mercato del lavoro si siano osservati alcuni leggeri miglioramenti, non si può di certo parlare di inversione di tendenza. In particolare, la situazione continua ad essere condizionata dagli alti livelli di incertezza e dalla persistente stretta creditizia, in leggerissima attenuazione. In definitiva, il recupero dei ritmi di attività economia risulterà più graduale del previsto, mentre il Pil è destinato ad evolvere secondo le dinamiche attuali anche nella seconda metà dell’anno.