Dal 2008 al 2012, sono triplicati i prestiti in sofferenza delle banche italiane, da 41 a quasi 121 miliardi di euro mentre il numero dei clienti in sofferenza è quasi raddoppiato, passando da 593.280 nel 2008 a oltre un milione nel 2012. Ad essere in difficoltà sono soprattutto le piccole imprese, quelle che raccolgono tra i 75mila euro e i 25 milioni: la quota di sofferenza in questo scaglione è volata dal 22,7% al 79% del totale. Queste le principali evidenze che emergono dall’outlook dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana.

 

Nel frattempo, a maggio rimane ancora negativa la dinamica dei prestiti erogati dalle banche italiane alle famiglie e alle imprese: la variazione annua è pari a -3,1% come ad aprile, attestandosi a 1.455,5 miliardi di euro. Sul dato pesa soprattutto la contrazione dei prestiti alle imprese, scesi del 3,7% tendenziale (-2,8% ad aprile), laddove i prestiti alle famiglie hanno segnato una flessione dello 0,8%, la stessa di aprile. L’Abi segnala inoltre come a maggio l’ammontare degli impieghi (1.893,5 miliardi) abbia superato in modo netto la raccolta complessiva (1.745,1 miliardi).

 

Il rallentamento della dinamica dei prestiti è generalizzato in tutti i principali paesi europei, con l’eccezione della Francia. In particolare, laddove si considerino le dinamiche dell’indice di intensità creditizia, cioè del rapporto tra credito e Pil, in modo da tener conto della diversa intonazione del ciclo reale dei diversi paesi dell’Area Euro, si rileva che nel primo trimestre del 2013 il dato italiano (-0,6%) si colloca non solo al di sopra del dato medio di Area (-1,4%), ma anche al di sopra del dato tedesco (-1,1%) e ovviamente di quello spagnolo (-7,4%). Solo l’esperienza francese presenta connotati migliori (+0,6%).