Il ricorso a prestiti infruttiferi tra familiari conviventi (coniugi, genitori, figli), ma anche tra parenti stretti (fratelli, sorelle, nonni, nipoti, ecc.) è frequente per le più svariate necessità. Generalmente, visto il rapporto in essere tra le parti, questi prestiti non venivano in alcun modo formalizzati rappresentando più che altro “impegni morali”.
L’introduzione del redditometro, però, non permette più di affrontare questa situazione senza un riscontro anche formale (vale la pena ricordare che nel processo tributario non sono ammesse le testimonianze, e tantomeno quelle dei familiari), in quanto il nuovo strumento del fisco considererebbe il prestito come un reddito imponibile non dichiarato.
E’, quindi, importante riuscire a documentare l’origine delle somme confluite nella disponibilità del soggetto che poi ha sostenuto la spesa. Una precisa e provata individuazione del tipo di rapporto acceso (prestito infruttifero) consente inoltre di escludere che l`elargizione possa essere interpretata come una donazione o che il concedente possa maturare interessi attivi (imponibili IRPEF).