“Nel 2020 il Covid ha allungato i tempi di pagamento delle Amministrazioni pubbliche veneziane che, in massima parte, nel 2019 non erano state particolarmente solerti nel liquidare le fatture ricevute dai fornitori. Ovviamente, la mancanza di liquidità e in qualche caso gli effetti legati allo smart working hanno contribuito a dilatare i ritardi del saldo delle fatture. Gli enti, invece, che hanno sempre pagato rispettando i termini di legge, che ricordo sono la stragrande maggioranza, l’anno scorso hanno tagliato ulteriormente i tempi di pagamento, garantendo con puntualità la liquidità soprattutto a tante piccole imprese fornitrici”.
A dirlo è il Presidente della CGIA, Roberto Bottan, dopo aver analizzato i dati forniti dall’Ufficio studi sugli Indicatori di Tempestività dei Pagamenti realizzati dalle principali Amministrazioni pubbliche presenti nel nostro territorio nel 2020.
Gli enti monitorati in questa analisi sono stati una ventina: quasi una decina di Comuni veneziani, l’ULSS 3 Serenissima, l’ULSS 4 del Veneto Orientale, il Porto di Venezia, la Camera di Commercio di Venezia-Rovigo, le Concessioni Autostradali Venete (CAV Spa), la Città Metropolitana di Venezia, l’ACTV, l’Università Cà Foscari, etc.
La situazione più critica ha riguardato il Teatro la Fenice che nel 2020 ha saldato i propri fornitori con oltre 39 giorni di ritardo. Ancorché i dati siano parziali, in quanto aggiornati solo al terzo trimestre 2020, Vela Spa (+33,60 giorni), CCIAA Venezia-Rovigo (+17,23) e ACTV (+12,33), hanno peggiorato la loro performance rispetto alla media registrata nel 2019. In difficoltà anche CAV Spa (+14,90) che ha aumentato il ritardo di pagamento medio rispetto l’anno precedente di 13 giorni e il Comune di Mirano che da un anticipo di 14,62 giorni registrato nel 2019 è passato ad un ritardo di 9 giorni nel 2020.
Tutti gli altri enti monitorati, invece, presentano delle performance soddisfacenti. In particolar modo il Porto di Venezia e l’ULSS 3 Serenissima che, ricordiamo, sono tra le principali strutture pubbliche presenti nel nostro territorio. Nel 2020, infatti, hanno liquidato le fatture ricevute rispettivamente con 31,74 e 27,29 giorni di anticipo medio rispetto agli accordi sottoscritti nel contratto.
Nulla a che vedere con quanto è successo nel resto del Paese. Se la Direttiva 2011/7/UE impone, nelle transazioni commerciali tra PA e imprese private, termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni (in quest’ultimo caso per il settore sanitario e altri comparti particolari), l’anno scorso, ad esempio, il Comune di Napoli ha liquidato i propri fornitori con 314 giorni medi di ritardo; l’Asl Napoli 1 Centro con 169 [1]; il Comune di Reggio Calabria con 65[2], il Comune di Catania e la Regione Campania entrambe con 48 e il Comune di Palermo con 31,7.
“Sebbene in provincia di Venezia la situazione non sia particolarmente critica – conclude Bottan – per risolvere questa questione che in altre parti del Paese sta lasciando senza liquidità tantissime imprese c’è solo una cosa da fare: nel caso di mancato pagamento, bisogna prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della PA verso le imprese e le passività fiscali e contributive in capo a queste ultime. Un automatismo che se applicato cancellerebbe definitivamente questo annoso problema”.
[1] Dato riferito al 1° trimestre 2019. Ultimo disponibile sul sito www.aslnapoli1centro.it
[2] Dato riferito al 3° trimestre 2020. Ultimo disponibile sul sito www.reggiocal.it