L’aumento dell’Iva non si tocca. Questo il monito del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che proprio ieri, in occasione del voto di fiducia al governo, ha ribadito il fatto che sull’aumento Iva scattato non c’è niente da fare, probabilmente solo il prossimo gennaio potrebbe subire una rimodulazione, con un piano annunciato da Governo Letta sulle nuove aliquote.

 

Continueranno, dunque, a costare inevitabilmente di più tutti i beni e servizi colpiti dall’aumento di punto percentuale dell’Iva. L’aumento penalizzerà soprattutto il Made in Italy, come denuncia la CGIA di Mestre, incidendo soprattutto su mobili, elettrodomestici, abbigliamento e calzature.

 

Nel podio degli aumento troviamo al primo posto i mobili, gli elettrodomestici e la manutenzione della casa. A fronte di una spesa annua delle famiglie italiane pari a 68,5 miliardi di euro, l’aumento dell’Iva comporterà un aggravio annuo di queste voci di 567 milioni di euro. Fatto 100 il gettito atteso dalla spesa delle famiglie, con l’aumento di un punto dell’Iva sulle famiglie, questa tipologia di spesa inciderà sul totale per una quota pari al 19,8%.

 

Medaglia d’argento per l’abbigliamento e le calzature. Con una spesa famigliare annua pari a 66,5 miliardi di euro, il ritocco dell’Iva porterà un gettito aggiuntivo di 550 milioni di euro, pari al 19,3% del maggior gettito totale atteso.

 

Al terzo posto di questa classifica troviamo le riparazioni, le manutenzioni e i pezzi di ricambio dei mezzi di trasporto. A seguito di una spesa famigliare annua di 36 miliardi di euro, l’incremento dell’aliquota ordinaria dell’Iva su questa spesa “garantirà” un gettito aggiuntivo di 298 milioni di euro, pari al 10,4% del maggior gettito previsto.