L’abolizione della prima rata dell’Imu è l’unica riforma al riparo da rischi in caso di caduta del governo. Se si dovesse verificare questa situazione la prima rata dell’Imu sarebbe la sola ad essere stata cancellata mentre la seconda, soppressa anch’essa pochi giorni fa (ma ancora si cercano, tra le polemiche di maggioranza, i 2,4 miliardi che servono), tornerebbe in grande stile.
In questa ipotesi la tassa sugli immobili potrebbe restare in vita anche dopo, congelando la nuova Service Tax, prevista in arrivo dal 2014. Di conseguenza, anche la Tia/Tarsu, destinata alla scomparsa, manterrebbe la sua efficacia fino a nuovo ordine.
Questa la maggiore ripercussione per la maggior parte degli italiani in caso di crisi di Governo. Anche se non vanno dimenticati i provvedimenti su Cassa integrazione, esodati, precari della Pa, taglio delle pensioni d’oro e riduzione delle bollette elettriche che con l’interruzione traumatica dell’esecutivo bipartizan potrebbero finire su un binario morto.
Rimarrebbe un’unica sicurezza, l’aumento Iva del 21 al 22%. Questo aggravio sui consumi, sospeso a luglio, rimane alle porte. Ad ottobre infatti se ne decideranno le sorti: una clausola di salvaguardia prevede che senza copertura il ritocco diventi automatico, come imposto da Bruxelles. Un eventuale governo in carica, ma solo per gli affari ordinari, potrebbe comunque intervenire via decreto. Ma certo è che la situazione sarebbe assolutamente caotica.