Sono poco più di 1.800 le imprese della nostra provincia che presentano crediti in sofferenza. In altre parole stiamo parlando delle aziende e delle partite Iva del nostro territorio che risultano essere “schedate” presso la Centrale dei Rischi della Banca d’Italia come insolventi. Una classificazione che, di fatto, pregiudica a questi soggetti economici di accedere a prestiti erogati dalle banche e dalle società finanziarie. Una condizione che, ovviamente, non consente di avvalersi nemmeno delle misure agevolate approvate l’anno scorso con il “decreto Liquidità”. Non potendo ricorrere a nessun intermediario finanziario, queste Pmi, strutturalmente a corto di liquidità e in grosse difficoltà finanziarie,  in questo periodo così difficile rischiano molto più delle altre di scivolare tra le braccia delle organizzazioni criminali.

“Per evitare tutto questo – esordisce il Presidente della CGIA Roberto Bottan – non basta l’azione repressiva messa in campo dalle forze dell’ordine. E’ estremamente importante prevenire la possibilità che questi imprenditori cadano nella rete tesa dalle organizzazioni malavitose che dispongono di risorse economiche illimitate. Per questo è indispensabile, tra le altre cose, incentivare il ricorso al Fondo per la prevenzione dell’usura. Uno strumento  introdotto per legge da alcuni decenni, ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e, conseguentemente, con scarse risorse economiche a disposizione”.

  • In calo le segnalazioni di riciclaggio

Come in tutto il Veneto, anche in provincia di Venezia le segnalazioni sospette di riciclaggio ricevute dall’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia sono in diminuzione: l’anno scorso nella Città Metropolitana  le “denunce” sono state 1.407, 188 in meno rispetto a quelle registrate nel 2019. L’Ufficio studi della CGIA segnala che anche nella nostra provincia oltre il 99 per cento del totale delle segnalazioni giunte nel 2020 riguarda operazioni di riciclaggio di denaro che, molto probabilmente, sono di provenienza illegale e poco meno dell’1 per cento, invece, sono riconducibili a misure sospette di terrorismo e proliferazione di armi di distruzione di massa. Da un punto di vista operativo, una volta ricevuti questi “alert” dagli intermediari finanziari, la  UIF effettua degli approfondimenti sulle operazioni sospette e le trasmette, arricchite dell’analisi finanziaria, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza (NSPV) e alla Direzione Investigativa Antimafia (DIA). Solo nel caso le segnalazioni siano ritenute infondate, la UIF le archivia…

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Mestre 20 luglio 2021