Salta l’obbligo di dismissioni delle aziende partecipate dei comuni fino a 50 mila abitanti (peraltro previsto dal 2010 e sinora rinviato) e niente privatizzazione delle società strumentali, cioè quelle che lavorano quasi solo con la Pa controllante, e che la spending review di Monti chiedeva di vendere o chiudere entro il prossimo 31 dicembre.
Il provvedimento imprime, inoltre, una stretta sugli enti locali con partecipate in rosso: a fronte di perdite in capo alla società o all’ente partecipato, l’ente deve effettuare un accantonamento di bilancio di pari ammontare, che verrà reso nuovamente disponibile solo dopo un ripiano effettivo delle perdite e dal 2017 scatta la chiusura obbligatoria delle aziende con i bilanci in rosso per quattro anni consecutivi.
Dal 2015, basteranno due bilanci in rosso affinché amministratori e manager delle società partecipate dai comuni possano essere cacciati per giusta causa. Arriva un taglio del 30% ai compensi dei manager delle società controllate e titolari di affidamento in house che chiudono in perdita per tre anni consecutivi.