Fare qualcosa per le pensioni basse, magari togliendo qualcosa alle pensioni alte. Questo è il pensiero popolare sul quale tutti concordiamo. Ma quello delle pensioni a cinque zeri, così smaccatamente lontane da quelle misere di molti italiani, è un problema difficile da risolvere. I tentativi non sono mancati, ma la Corte Costituzionale ha già detto di no a una tassa extra su chi ha già acquisito il diritto di incassare una pensione consistente. Ora il ministro del Lavoro Enrico Giovannini deve cercare una soluzione nello stretto spazio offerto da conti pubblici, sentenze della Corte ed equità sociale.

 

Il punto è stabilire quando una pensione diventa d’oro e quale sia la soglia oltre la quale pretendere un contributo. I lacci della Corte Costituzionale stanno guidando il governo sulla strada di un blocco delle pensioni. E non solo di quelle dorate. Il sottosegretario al Lavoro Dell’Aringa ritiene necessario rendere strutturale il blocco delle perequazioni delle pensioni più alte, cioè rendere permanente un provvedimento, contenuto nel Salva Italia del governo Monti, che ha bloccato fino a fine 2013 l’adeguamento al costo della vita. Un fermo che non vale per tutte le pensioni, ma solo per quelle superiori ai 1486 euro lordi (poco più di 1200 netti).

 

L’unica via, sottolinea Dell’Aringa, è quindi quella di un meccanismo che tolga a chi ha di più per dare a chi ha di meno. Quei soldi potrebbero essere usati solo per aumentare le pensioni più basse, grazie a un prelievo su quelle più alte. Indispensabile interrogativo da porsi è il seguente: “più alte” identifica i (pochi) vitalizi a cinque zeri o i (molti) appena dignitosi?